20 maggio 2020. Installazione viandante di LC_DDS, De_com_Posizione, l’evento è chiuso al pubblico ma sarà riportato su BsiArte.

“Dopo “Krisis” – spiega l’autore – ho continuato a lavorare, elaborare e riflettere. Ho fatto altre due mostre, nelle quali ho presentato nuovi lavori sul tema.

Ed ora sono qui, a parlare di questa ultima installazione: DE.com_POSIZIONE.

L’opera rappresenta l’episodio della Deposizione di Cristo, inserita però in una particolare ottica che pone l’accento sulla “considerazione” che molti praticanti hanno rispetto a questo episodio: la dimenticanza del significato dell’episodio che ha seguito la Passione e soprattutto la mancanza del risultato che da esso ne dovrebbe derivare, dopo approfondita riflessione, … la compassione.

In qualche modo l’installazione è anche la rappresentazione del Cristo lasciato sulla croce a decomporsi, cosa che all’epoca dei fatti era usanza del modo romano. Potrebbe, infine, essere vista come il Compianto sul Cristo morto.

Simbolicamente il significato di aver posto nell’oblio la Deposizione ha trasformato il termine in de-com-posizione. La scena è in decomposizione e in via di abbandono: non solo vien di dire “Padre, perché mi hai abbandonato” ma soprattutto “Uomo, perché mi hai dimenticato”. Non c’è più pietà. Così l’uomo ha dimenticato l’uomo, sé stesso a immagine di Dio. Il divino fattosi uomo.

Su queste ultime due frasi apro una piccolissima parentesi (per non aprire un capitolo di enorme complessità) sulla parola uomo. Come ho raccontato nel catalogo di “Krisis”, in almeno un paio di mie opere l’entità crocifissa è donna – femmina: questo per sottolineare la questione di genere. L’entità che si fece carne, lo fece nell’essere umano. Nonostante le sembianze maschili di Gesù, si deve parlare, dunque, di persona umana, non di uomo o donna ma di entrambi, altrimenti si apre la questione della differenza sul piano della dignità, dell’intrinseco valore del genere. La raffigurazione dell’essere fattosi carne nel genere maschile è in effetti una discriminante, se non una discriminazione. Ovviamente questo discorso nulla ha a che vedere con la meraviglia della differenziazione maschio / femmina, che è una assoluta ricchezza, anche sulla possibilità di comprendere il concetto di dualità, che il Divino ha oggettivato in ogni cosa.

È una scena – quella dell’installazione – mancante di molte parti. Quelle visibili sono in disfacimento, perché devono rendere l’idea proprio di questo.

L’inserimento del “.com_” nella parola ha trasformato il titolo in “DE.com_POSIZIONE”.

Il punto com underscore oltre ad essere un insieme di simboli contemporanei del mondo informatico e tecnologico, è soprattutto l’evidenziazione di come per molti la religione è divenuta spesso un atteggiamento, uno strumento, un commercio… un business.

La parola finale “posizione”, vuole stimolare la riflessione sulla propria situazione, sulla personale posizione, sulla modalità di vita individuale in relazione all’essere umano. Il grado di persuasione, al di là di ogni retorica.

Non approfondisco quanto appena accennato, dato che si aprirebbero scenari di enorme ampiezza e complessità. Spero, piuttosto, che l’installazione sia sufficientemente simbolica, evocativa, silenziosa ma eloquente. Spero che i simboli utilizzati abbiano quella particolare veste misteriosa che spinga l’osservatore a scavare nella propria identità e nella propria cultura per provare a dare un significato che non sia usuale.

Data la natura viandante e condivisa dell’installazione, compresa la probabile modificazione che potrà avvenire nel suo viaggio, gli appuntamenti e i luoghi di presentazione non sono fissati in senso definitivo, ma vengono confermati via via che il viaggio si sviluppa. I luoghi saranno luoghi congruenti, anche spazi di culto, all’esterno se consacrati, all’interno se sconsacrati. Una rappresentazione in cammino.

Se una installazione non è solamente una creazione plastico-scultorea, costruita in precedenza e assemblata nel contesto individuato, interno o esterno che sia, ma si configura come una performance o addirittura, per usare un vecchio termine, un happening, e per giunta itinerante, viandante, è ovvio che non è possibile predisporre un catalogo a priori.

Per questo motivo ho pensato, già per altre mie installazioni o mostre – perché penso possa valere anche per esposizioni di pittura – ma soprattutto per DE.com_POSIZIONE, ad un pre-catalogo, che racconti le fonti d’ispirazione e i momenti antecedenti la present_@zione. La storia costruttiva sarà documentata in quello finale.

Per il tema trattato da questa installazione viandante, mi è venuto spontaneo pensare, ad un certo punto, a una sorta di apparizioni, di sprazzi e segmenti visivi, veri e propri momenti premonitori della performance.

Per fare questo, mi sono recato nei luoghi individuati mettendo in scena alcuni pezzi, resti, reperti, quasi delle reliquie, che comporranno, anche con sequenze in movimento, l’installazione.

È proprio il viaggio, il percorso itinerante, la brevissima permanenza temporale dell’installazione viandante e mobile, che ne dà l’aspetto di installation-performance-happening.

Durante il periodo dei miei studi all’Istituto d’Arte di Rieti, con vari insegnanti e artisti locali, ma anche giovani intellettuali come Eros Ciaramelletti e Enzo Palermo, ho partecipato a vari happening, che negli anni ‘70, appunto, erano molto in voga.

 Spesso penso come si è evoluta l’arte, oramai super tecnologica e virtuale, così come la vita delle persone umane, quanto meno di molti.

In futuro ho intenzione di impegnarmi almeno una volta in tale modalità “arte virtuale”. Ho già in mente il titolo: Dalla realtà virtuale, alla virtualità reale. Mi chiedo: quando arriverà la Virtualità virtuale che fine farà la Realtà reale?

DE.com_POSIZIONE appartiene alla realtà reale, sia concretamente che simbologicamente”